"Pare destino che per Pinto si finisca a parlare più della sua vita che della sua opera, quasi egli avesse concepito la vita come arte; ma tant’è: la sua vita presenta talmente le stimmate non dell’eccentricità, che rischia sempre il kitsch, bensì dell’eccezionalità, che pende piuttosto verso il semplice e l’incredibile, come le azioni di Buster Keaton in numerose scene dei suoi film.
Ecco, anche della pittura di Bruno si potrebbe dire che è eccezionale e che tende a forme straordinariamente semplici […] realtà ritrovata e rivissuta in termini concreti di generale esperienza. Il rapporto con la cultura in atto e con ogni precedente tendenza figurativa è costantemente mediato dalle necessità della vita, riproposta ogni giorno come fatto creativo e implicante ogni giorno scelte fondamentali […]. Nessun progetto in queste opere è un a priori vincolante, […].
Pinto è pittore di necessità, per un interno dettato che non ammette dilazioni, furberie o strane scorciatoie per l’appuntamento più conveniente con il gusto del momento; è pittore di frontiera, solitario, impegnato e assolutamente convinto che l’opera debba essere ancora, e più di sempre oggi, portatrice di un messaggio umano semplice e diretto. […]"
Giuseppe Mazzariol, in Cat. Bruno Pinto, Fondazione Querini Stampalia Venezia, agosto 1972
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