"[…] Ciascuno ha alle proprie spalle un mondo in frantumi, e deve sempre rifondare da capo una grammatica, un linguaggio. […]
Quando Pinto traccia sulla tela un’ immagine, quest’ultima si definisce come la concretizzazione di un’ansia generale di tipo conoscitivo.[…] L’artista non cerca di scambiare le carte in tavola per quanto riguarda la malattia del secolo, nella quale la sua analisi si addentra come nei visceri di un corpo malato, ma vuole farsi ascoltare non come una 'predica' bensì come una presa di posizione che non dissolve l’identità personale nel magma dei desideri momentanei, che non postula l’eliminazione dei valori ma nemmeno dei bisogni, non dimentica le necessità del corpo che vanno indagate e studiate. […]
Non si cerca un 'superman' ma un uomo con la miseria, la passione, la tenerezza, la protervia, la generosità, la meschinità e l’originalità e le banalità o l’imbecillità di ogni uomo.
Nessuno può erigersi a giudice di chi fa del male, perché nessuno è sicuro di di non farlo, e certo non bisogna mai sbarazzarsi di questa consapevolezza. I segni, il colore, la materia dimostrano il bisogno di rivedere certe cose, di tirarle fuori, di toccarle, di sentirle, con tutti i sensi possibili, 'di dirle', di raccontarle, di legarle a un 'tutto': al presente, al passato, magari al problema della morte? […].
Pinto posa il suo sguardo su tutte le apparenze della vita, dà voce all’assurdità dell’esistenza come al senso, che talora sembra illuminarla. L’artista non dice se vuole che il mondo sia ordine o caos, se il dolore sia una necessità o una tragedia irredenta. La sua familiarità religiosa con la vita conferisce a Pinto una spregiudicata totale confidenza con tutta la gamma della sessualità e la capacità di rappresentarla con una libertà che l’intellettuale borghese non può possedere, perché per lui ogni storia, la vita e i desideri riprendono di continuo ìl loro gioco sorprendente."
Marisa Vescovo, in Cat. Pinto...e Lutero, progetto e ideazione di Carmine Benincasae Lorenzo Sassoli, contributo di Marisa Vescovo e Luciano Nanni. Leader Arte, Roma 1983
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