"[...] Ho cercato con il massimo impegno (e molto affetto- come deve essere: non possiamo cercare davvero se non ciò che in qualche modo e per qualche ragione già amiamo) la tua opera. Non ti dirò ciò che sai da te. Il tuo lavoro è certo importante - ha la durezza delle cose che crescono senza aiuti e senza compromessi, dentro se stesse.Il tuo lavoro è autentico, lo sai. [...] Credo tu ti sia bruciato a una fiamma intensissima. Il tuo Ceppo mi ha colpito come poche cose di pittura nella mia vita. [...] E' un piccolo Van Gogh. Sono fiamme che possono continuare a bruciare solo bruciandoti-solo se tu ne divieni alimento.[...] Non ammette sviluppi quel Ceppo forse voleva che tu lo usassi per darti fuoco. Fortunatamente, non l'hai fatto. Hai resistito a quella voce - deve esserti costato immensamente (mi pare di capirlo: matrimonio, casa, ecc.), è stato il tuo lavoro più difficile. E ancora di più riuscire a lavorare ancora. Sono felice che tu i riesca.
[...] Non sarai mai un pittore mediocre, che si accomoda su una maniera. Devi volere che la tua pittura, la tua sopravvissuta pittura, ricordi il pericolo da cui è fuggita. Ora, il tuo lavoro ne è dolorosa memoria e tentativi di dire la dimensione della sopravvivenza. e' la dimensione di tutti noi. Perciò ricerco con affetto il tuo lavoro. [...] Perseguiore unità, coordinate, sensi, in esso mi sembrerebbe quasi blasfemo. Ci sono sprazzi, lacerazioni, campiture informali, insorgenze materiche quasi pop - ma necessariamenti confusi. Quasi a negare la possibilità dell'opera. Mi sembra un pò questo il tuo destino. Questa lettera non è una critica, è una lettera e basta. E'una lettera che scrivo un pò anche a me stesso. Non posso parlare ad altri di queste cose. Il valore che ha per me il tuo lavoro è in un luogo che nulla o pochissimo ha a che fare con i valori in base ai quali si deve giudicare-analizare qualcosa quando lo si vuol comunicare. Sono certo tu comprenderai. un affettuoso saluto."
Massimo Cacciari, in Epistolario, in Per uscire dalla Valle. Critica di me stesso, a cura di Omar Calabrese, La Casa Usher, Ponte alle Grazie Editori, Firenze 1992, p. 182
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