Massimo Cacciari, 2003

"Questa opera obbliga ad una visione della pittura molto inattuale.
E’ pittura, pittura e basta. Siamo di fronte a un problema, è una pittura inattuale, perché?
Non solo perché è diversa da tutto quello che si vede: la maggior parte della pittura nasce da idee: Bruno Pinto è un uomo pieno di idee ma non credo che la sua opera nasca da idee.
Io penso che se leggete queste opere senza pregiudizio siete colti da qualche pudore nel senso classico del termine perché qui non si mettono in scena idee ma ossa, sangue, nervi, si mette in scena un essere ai ferri corti con la vita. 
Tu non contempli una vita che cerca di dire malgrado tutto, nonostante tutto, la compatisci ma non la puoi contemplare, come se fossi davanti a qualcosa in sé compiuto. Questo è totalmente inattuale.[…] L’arte contemporanea esige distanza che gioca sulla rimozione dell’angoscia.
Siamo di fronte ad un opera nella quale Pinto volente o nolente ci chiede di essere insieme vivente partecipazione.
Argan comprese benissimo: questa pittura fa a pugni con la moda, la divorante moda, quel mercato onnivoro. Pinto si nega ogni speranza paradisiaca ma si ostina a non andare all’inferno."

 

Massimo Cacciari, intervento alla mostra Bruno Pinto. Dopo il Silenzio, a cura di Peter Weiermaier, Galleria d'Arte Moderna, Bologna 2003.




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