"[…] E’stato qui richiamato da Giacomini, Cacciari, Ragghianti, Dossetti, Guttuso, Zolla, Argan, Calabrese, Severini e tutti gli altri che hanno detto su Bruno cose stupefacenti.
La pagina di Cacciari, è una delle cose più intense più profonde più compromettenti che un filosofo possa dire ad un artista.
Allora perché Pinto si rifugia nel luogo romito che è stato qui evocato avendo addosso tutto questo talento?
Perché nascondersi e ricercare una ricchezza nuova tutta interiore? Perché una moglie, quattro figli e conciliare tutta questa realtà che ha la natura, lo scopo di durare con il massimo di povertà, di precarietà, di imprevidenza, di abbandono ad un destino di studi così gravi di valori, così profondi dialoghi silenziosi con l’altra parte di noi cioè l’animo nostro?
Perché imprigionato in una forma di inflessibilità, in una coerenza molto costosa che lo tiene lontano dagli strumenti per farsi conoscere, dal mercato, dalla disposizione a raccontarsi al di là della pittura, esigendo quasi che tutto di lui si debba scoprire attraverso la pittura, quasi che la sua vita gli passasse dentro e fosse l’unica traccia che il pittore vuole lasciare di sé, lui che è anche un intellettuale, a suo modo teologo e sicuramente filosofo."
Sergio Zavoli, intervento alla mostra Bruno Pinto. Dopo il Silenzio, a cura di Peter Weiermaier, con contributi di, Massimo Cacciari, Valerio Dehò, Galleria d'Arte Moderna, Bologna 2003.
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