Un anomalo apprendimento

Nel 1948, per istintiva insofferenza verso ogni forma di vita eccessivamente istituzionalizzata, abbandona gli studi scolastici regolari, comincia a copiare scene da fumetti e vignette umoristiche e ad eseguire caricature, cercando di imitare Sciltian. Il padre decide di coltivare la sua vena artistica.

Il maestro Francesco Cretara, già direttore della Scuola Rinascita di Roma, dove si insegnavano tecniche pubblicitarie, lo prende nel suo studio; qui Pinto apprende a disegnare copiando i classici, fa le sue prime prove di pittura ad olio, pratica l’incisione all’acquaforte e la grafica pubblicitaria. Malgrado il talento naturale, Bruno non riesce a fare apprezzabili progressi e lascia lo studio di Cretara.

Fortemente impressionato da un libro di disegni e dalle lettere di Van Gogh, comincia a disegnare con la penna e il carboncino sia di fantasia che dal vero. Mostra i propri disegni a Cretara, il quale ne rimane sorpreso e lo sollecita vivamente a continuare.
Alcune sue acqueforti vengono esposte alla Quadriennale di Roma del 1955 e acquisite dalla Calcografia Nazionale. Si appassiona alla pittura di Giotto, Michelangelo, Rembrandt, Goya, Courbet e Daumier. Comincia ad interessarsi alla storia dei movimenti e ai protagonisti dell’Arte Moderna e intuitivamente prende coscienza delle intime e istintive ragioni che provocavano la sua naturale insofferenza nei confronti degli studi istituzionali: comprende che sono proprio le pratiche imposte da un apprendimento rigidamente programmato e automatico a paralizzare le vitali facoltà creative.

Il padre lo porta da Renato Guttuso, il quale apprezza il suo talento e lo sollecita a dedicarsi interamente all’arte, lo invita a frequentare il suo studio e, data la condizione di penuria economica della famiglia, gli promette di assumerlo anche come aiutante; ma, dopo alcuni incontri, Pinto decide di interrompere la frequentazione e di lavorare nello studio dell’incisore, scultore e medaglista Celestino Giampaoli.

Incontra il pittore Natili e viene ammesso ai corsi serali della scuola libera del nudo dell’Accademia di Francia a Villa Medici.
Inizia a lavorare come artista pubblicitario presso l’American Advertising Agency.
Alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna, diretta da Palma Bucarelli, segue le lezioni domenicali sull’Arte Moderna, dove ha modo di vedere le grandi retrospettive dedicate a Picasso, Mondrian e Pollock: grazie a quest’ultima, riceve la forte, sebbene confusa, impressione che con Pollock si sia giunti alle estreme conseguenze delle drammatiche, anche tragiche, esperienze dell’Arte Moderna.
E' allora che Pinto comincia a reagire negativamente a tutti quei condizionamenti sociali che lo legavano a un modo di vivere dal quale sentiva sempre più di doversi distaccare. Insieme all’amico Angelo Milani, si propone di lasciare la famiglia e l’Italia.




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